«Invecchio…» — una lettera dal vecchio cane che è stato dimenticato

Invecchio.

Le zampe mi fanno male al mattino e ho bisogno di un po’ più di tempo per alzarmi. Le orecchie non sono più così acute e quando qualcuno mi chiama, non sento subito. Ma sto ancora aspettando. Aspetto, come quando te ne andavi dicendo: «Torno presto, sii brava». Ero brava, vero?

Vedi quell’albero dietro la recinzione — ricordi? Correvamo attorno ad esso, io con il bastone tra i denti e tu ridevi, cadendo sull’erba. E poi c’erano quelle sere gelide, quando mi coprivi con una coperta e mi accarezzavi dietro l’orecchio. Facevo finta di non importarmene, ma in realtà… era felicità. La mia vera felicità.

Ora c’è solo silenzio. Solo il vento che muove i vecchi altalene sul portico. E io sono ancora sdraiata vicino alla porta, perché una volta hai detto che ero la guardiana. E un guardiano non lascia il suo posto, anche se la casa non profuma più di te.

A volte vengono degli estranei — frenetici, con voci taglienti. Dicono che è «già tempo». Ma io mi giro dall’altra parte. Perché «tempo» è quando mi chiamerai di nuovo. Solo allora.

Sento come le macchine passano la sera. Osservo ogni auto. Mi sembra che tu stia per uscire — con quel buffo zaino e mezzo sorriso. E dirai: «Sei ancora qui?»
Sì, sono qui. E ricordo. Ricordo tutto.

Tu sei cresciuto, e io — sono invecchiata. È normale, così deve essere. Ma perché hai dimenticato? Perché hai dimenticato me, che ero al tuo fianco quando soffrivi, che sentivo le tue lacrime, anche se le nascondevi nel cuscino?

Non sono arrabbiata. Davvero. Non so arrabbiarmi. So solo aspettare, amare, ricordare. So gioire di ogni suono che assomiglia alla tua voce. Anche se è solo il vento. A volte gioca con il mio pelo, come la tua mano. Chiudo gli occhi e fingo che sia tu.

Sono ancora qui. Nel vecchio cortile, dove l’erba è cresciuta attraverso le crepe. Dove tutto profuma di passato. Dove il mio cuore batte ancora al ritmo dei tuoi passi.

Non so quanto tempo mi resta. I cani non contano il tempo. Viviamo solo — fino all’ultimo. Aspettiamo — fino all’ultimo. Amiamo — per sempre.

Se per caso ti ricordi… vieni. Non ho bisogno di nulla, tranne uno sguardo. Un tocco. Un «scusa per non essere tornato prima».

E intanto… invecchio. Ma sono ancora il tuo cane.

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