Mio caro amico, grazie per una vita di amore, fedeltà e amicizia!
Questa mattina mi sono svegliata con un silenzio insolito: nessuno gratta alla porta, nessun rumore di ciotole, nessun galoppo lungo il corridoio come un piccolo uragano peloso. Un tempo consideravo queste sveglie rumorose il momento più irritante della giornata, ma ora mi mancano quei suoni buffi così tanto che è doloroso respirare. Tutto intorno mi ricorda te: la tua ciotola, il tuo cuscino vuoto, le tracce sul parquet che è impossibile cancellare completamente. Ma soprattutto, il vuoto nel cuore che nessuna parola può colmare.
Sto scrivendo questa lettera come se mi stessi rivolgendo a te, mio fedele Charlie, e allo stesso tempo cercando di condividere la mia storia con il mondo intero. Forse, in questo modo mi sentirò un po’ meglio, e qualcuno che legga queste righe ricorderà il proprio amico, che una volta correva al proprio fianco ma ora passeggia solo nei ricordi.
Charlie, sei arrivato nella mia vita quando ero quasi una bambina. La mamma ti ha portato in un cestino piccolo con una copertina azzurra, avvolto con tanta cura come se portasse un vero cristallo. I tuoi occhi, scuri e curiosi, mi hanno subito conquistata, e appena hai messo piede sul nuovo pavimento, hai starnutito rumorosamente e sei saltato sulle mie ginocchia, inondandomi di un leggero profumo di cane. Mi sono immediatamente dimenticata dell’acconciatura ordinata e del vestito nuovo: volevo solo abbracciarti, affondare il naso nella tua pelliccia calda e sentire il tuo cuore battere impaziente di esplorare questo mondo.
Da allora siamo cresciuti insieme. Ricordi le nostre prime passeggiate? Non ti piaceva il guinzaglio, volevi scappare e correre incontro ai piccioni. Quanto avevo paura di perderti! Urlavo a squarciagola e ti seguivo, convinta che da un momento all’altro saresti scomparso all’orizzonte. Ma ogni volta, dopo esserti divertito, tornavi, correvi da me e appoggiavi il naso umido sulla mia mano, come per dire: «Tutto va bene, sono qui, accanto a te!».
Quando avevo quindici anni, non andavo d’accordo con i miei genitori. In quei giorni difficili, eri la mia unica consolazione. Sempre allegro, ti sdraiavi sulla soglia, aspettando che tornassi da scuola in lacrime, arrabbiata con il mondo intero. Gettavo lo zaino a terra e mi sedevo accanto a te, abbracciandoti, sentendo il calore e l’amore incondizionato che nessuna parola di conforto potrebbe sostituire. Sei stato la migliore medicina per i miei risentimenti adolescenziali e la mia solitudine.
I tempi cambiavano, crescevo e anche tu crescevi con me. Sono andata a studiare in un’altra città e ogni volta, tornando a casa per le vacanze, sentivo il tuo abbaiare gioioso dalla fermata dell’autobus. Stranamente, riuscivi a distinguere i miei passi tra migliaia, e appena varcavo la soglia, già gironzolavi intorno, felice come un cucciolo. Forse è stato allora che ho capito che una tale fedeltà la si trova solo nei cani.
Gli anni passavano, abbiamo attraversato insieme perdite, festeggiamenti, cambi di lavoro, persino delusioni amorose. Ma sei sempre stato con me, ascoltando pazientemente le mie preoccupazioni. Nessuno, tranne te, è stato in grado di tacere in modo così eloquente, guardandomi dritto negli occhi, come per dire: «Sono qui e ti accetto in qualunque modo tu sia». A volte mi sembrava che i tuoi occhi comprendessero meglio di qualsiasi parola quanto fossi stanca o confusa, e questo mi dava sempre forza.
La tua vecchiaia è arrivata inaspettatamente. Sembrava solo ieri che correvamo allegri nel parco, e oggi hai difficoltà a salire le scale. Notavo quanto ti fosse difficile alzarti al mattino, notavo tutto, ma non volevo credere che un giorno ci saremmo separati. E quel giorno è arrivato, quando ho capito che il tempo è implacabile e che il tuo cuore presto avrebbe smesso di battere accanto al mio.
Avevo paura di questo momento, come se cercassi di negoziare con il destino: «Ancora un po’, lasciamelo per un po’ di più». Ma l’ultima notte è stata dolorosa, sia per te che per me. Eravamo seduti nella clinica veterinaria, ti guardavo addormentarti sotto l’effetto dei farmaci calmanti, vedevo i tuoi occhi chiudersi lentamente e non riuscivo a trattenere le lacrime. Sapevo che così sarebbe stato meglio, che non avresti più sofferto, ma mi sentivo comunque un traditore per aver deciso il destino dell’essere più prezioso.
Da allora sono passate settimane. La gente dice che il dolore si attenuerà, ma per ora ogni giorno senza di te sembra sbagliato. Proprio per questo scrivo questa lettera, per dire: «Grazie, Charlie». Grazie per tutti quei momenti inestimabili: per le buffe orecchie rossicce che saltellavano durante la corsa, per le emozioni sincere con cui mi accoglievi alla porta, e per i tuoi occhi tristi quando me ne andavo. Grazie per avermi insegnato la vera devozione e l’amore senza condizioni.
Voglio che tutti coloro che leggano queste righe capiscano: un cane non è solo un animale domestico, ma un amico e una famiglia, che ci offre molto più di quanto possiamo dare a lui. Il tuo amore, la tua gioia e la tua capacità di calmare con un solo sguardo sono il dono più grande che abbia mai ricevuto nella vita.
Sì, fisicamente non sei più accanto a me. Ma continuo a sentire la tua presenza: in ogni raggio di sole primaverile che cade sul tappeto, nelle tranquille perdite del silenzio notturno, nei ricordi che saranno sempre con me. E so che non saremo più quelli che si separarono nella clinica: saremo eternamente legati da quei giorni e quegli anni che ci siamo regalati.
Grazie a te, mio caro amico, per una vita di amore, fedeltà e amicizia. Ti amo e ti amerò per sempre. E ovunque tu sia ora, spero che tu senta ancora il mio calore, come io sento il tuo.