Nel giorno del compleanno di mia madre, mio marito le ha fatto un regalo che le ha fatto tremare le mani – e ho capito che mio marito non conosce affatto ciò che è più importante delle persone che amo…

Mia madre ha sempre avuto paura delle altezze. Anche per salire al secondo piano si teneva stretta al corrimano. E quando mio marito le ha consegnato una scatola con un certificato per un volo in mongolfiera in occasione del suo compleanno, qualcosa dentro di me si è spezzato.
All’inizio mia madre non ha nemmeno capito. Sorrideva, ringraziava, finché non ha letto fino in fondo. Poi il sorriso si è spento. Mi ha guardato come se fossi complice, anche se non avevo mai visto nemmeno io questo regalo.

-Lo dici sul serio?- ha chiesto a mio marito con voce bassa e roca.
-E perché no?- ha provato a scherzare lui.-È così bello, romantico, un sogno!

Un sogno? Non sapeva nemmeno che mia madre evitava accuratamente i balconi e chiudeva gli occhi quando l’ascensore si muoveva. Non sapeva che dopo la morte di mio padre aveva iniziato a soffrire di attacchi di panico, e che l’altezza era sempre stata un fattore scatenante. Non sapeva nulla, anche se vive accanto a noi da sette anni.

La festa è stata rovinata. Mia madre è andata in camera, accampando un mal di testa. Gli ospiti si scambiavano sguardi. E io stavo in mezzo alla cucina, provando una rabbia tale che le mani mi tremavano.

-Perché l’hai fatto?- ho chiesto quando siamo rimasti soli.
-Volevo renderla felice,- ha detto lui.-Mostrare che la vita non finisce. Che si può provare qualcosa di nuovo. Lei è una donna così luminosa. Forse le manca un po’ di brio.

Lo guardavo e non lo riconoscevo. Come si può essere così ciechi? Come si può regalare a una persona qualcosa che la spaventa a morte? Come si può, vivendo con me per così tanti anni, non notare mai come sobbalza vicino a una finestra aperta?

Di notte sono andata da mia madre. Era seduta sul letto, teneva in mano il certificato e accarezzava con le dita il bordo del foglio, come se stesse decidendo se piangere.

-Sembro ingrata?- ha chiesto.
-Sei solo umana,- ho detto.-Hai paura.
-Paura, sì. Ma non è solo questo. Non mi ha nemmeno chiesto cosa voglio. Nessuno me lo chiede. Tutti decidono per me cosa dovrebbe andarmi bene. Ho sessant’anni e mi trattano come una tela bianca su cui disegnare qualsiasi fantasia. Ma io volevo solo che qualcuno mi ascoltasse.

Mi sono seduta accanto a lei, l’ho abbracciata, e per la prima volta dopo tanto tempo ho sentito quanto fosse fragile. Non per l’età, ma perché ha resistito tutta la vita da sola, senza diritto alla debolezza.

La mattina dopo mio marito si è scusato. Onestamente. Sinceramente. Ma dentro di me qualcosa si era già rotto. Non era solo un errore. Era un segno di quanto poco ascoltasse, di quanto raramente vedesse oltre le proprie idee. Mi spaventava pensare che anch’io potrei diventare per lui una persona per cui scegliere regali al buio.

Il certificato giace in un cassetto. Mia madre non lo tocca. E non so cosa fare con questo simbolo della nostra sordità familiare.

Ditemi sinceramente: perdonereste un regalo del genere o vedreste la stessa cosa che ho visto io – una totale mancanza di comprensione da parte di una persona che dovrebbe conoscervi meglio di tutti?

Related Articles

Back to top button