Per salvare il suo padrone, il fedele cane lo trascinò con una corda per 3 chilometri, affinché non morisse di freddo
La tormenta di neve iniziò all’improvviso. Solo al mattino, il sole illuminava spensieratamente le colline innevate, ma all’ora di pranzo, il cielo si coprì di nuvole grigie che immediatamente scatenarono sulla terra un tumulto di vento e fiocchi di neve pungenti. Martin, che viveva ai margini di un piccolo villaggio di montagna, non si aspettava un simile cambiamento del tempo. Si era recato a controllare la cabaña di caccia nel bosco, dove di solito teneva provviste e attrezzi, e non prevedeva che sulla via del ritorno tutto si sarebbe messo di traverso.
Insieme a Martin, uscì il suo fedele cane di nome Bruno. Bruno era un cane grande e forte, con zampe possenti e occhi marroni intelligenti. Fin da cucciolo, aveva accompagnato il padrone in tutte le sue passeggiate e spedizioni. Martin non poteva immaginare un compagno migliore: Bruno si distingueva per il suo carattere calmo, la sua incredibile perspicacia e la sua disposizione sempre pronta ad aiutare.
Quando la bufera si scatenò seriamente, le strade furono immediatamente sepolte, e i sentieri si perdevano tra cumuli di neve. La visibilità cadde quasi a zero, il vento pungente colpiva il viso, costringendo a socchiudere gli occhi e a sfregarsi. Martin, cercando di orientarsi, seguiva i segni rimasti, ma improvvisamente inciampò e cadde con forza su un tronco inclinato, nascosto sotto la neve. Gridando, sentì un dolore acuto alla gamba: sembrava essersi slogato o addirittura rotto. Il dolore limitava i movimenti, la testa iniziava a girare. Rimaneva solo una cosa da fare – chiedere aiuto, ma intorno regnava un silenzioso caos bianco.
Bruno capì subito che il padrone non stava bene. Si avvicinò a Martin, iniziò a leccargli le mani, come per dire: «Resisti, non arrenderti!» Tuttavia, non c’era speranza di un aiuto veloce: le case più vicine distavano tre chilometri da quel luogo, e con quel tempo nessuno avrebbe osato uscire, ignaro che qualcuno avesse bisogno di aiuto nell’oscurità.
Martin provava disperazione, ma allo stesso tempo capiva chiaramente: se fossero rimasti lì, si sarebbero rapidamente congelati. E allora ebbe un’illuminazione: aveva con sé una corda robusta, che usava per riparare la cabaña. Faticosamente, tra i dolori, Martin iniziò a cercarla nello zaino e iniziò a legare alla cintura. Poi chiamò piano Bruno, guardandolo negli occhi: «Ragazzo, puoi trainarmi?» Il cane osservava attentamente il suo padrone, come se comprendesse ogni parola.
Fissando l’estremità della corda al largo collare di Bruno, Martin cercò di alzarsi: il dolore era insopportabile, ma non c’era scelta. Il cane, sentendo la tensione della corda, iniziò a spingersi lentamente in avanti. All’inizio si muoveva con cautela, guardandosi indietro per assicurarsi che Martin lo stesse seguendo. Ma presto capì che era necessario intensificare gli sforzi e iniziò a farsi strada con sicurezza nella neve alta.
Tre chilometri nella tormenta sembravano un’eternità. Martin quasi perdeva conoscenza per il dolore e il freddo, mentre Bruno metteva in campo tutte le sue forze: allargava i cumuli di neve con il petto, respirava pesantemente, ma non si fermava, aiutando Martin con continue spinte a superare le zone sommerse. Durante le brevi pause, il cane tornava dal padrone per assicurarsi che stesse bene e non avesse lasciato la corda. Bruno avrebbe potuto abbandonarlo e rifugiarsi in un luogo più tranquillo, ma la sua fedeltà non gli permetteva di lasciare nemmeno per un istante l’uomo con cui aveva passato tutta la vita.
Quando finalmente raggiunsero il margine del villaggio, Martin quasi non sentiva le gambe e le mani per il freddo. Ma alla finestra della prima casa c’era una luce fioca. Bruno si fermò sulla veranda e, abbaiando lamentoso, chiamò la gente. Scricchiolando, la porta si aprì, e il vicino, venendo incontro, capì con orrore cosa era successo. In pochi minuti Martin fu trasportato al caldo, chiamarono un medico, e Bruno, senza lasciare il padrone, si sdraiò piano ai suoi piedi, quasi controllando che tutto fosse in ordine.
Quella sera, nel villaggio si parlava solo del coraggio incredibile del cane, che per salvare Martin aveva attraversato tre chilometri in una feroce tormenta, letteralmente trascinandosi dietro il suo padrone ferito. Martin, ripresosi dallo shock, per la prima volta rimpiangeva di non riuscire a trovare le parole per esprimere gratitudine al suo fedele amico. Ma forse, in questo rapporto, le parole non erano necessarie. Era sufficiente il fatto che Bruno, nonostante il freddo, il dolore e il pericolo, andasse avanti senza esitazione, guidato da un solo desiderio: salvare colui che amava più di ogni altra cosa al mondo.
Più tardi, quando la tempesta si calmò e l’inverno mostrò ancora una volta quanto possa essere spietato, Martin si sedette a lungo accanto al suo cane, accarezzandone il pelo folto e pensando a quanto sia fragile la vita e quanto sia grande la forza della fedeltà. Dopo tutto, a volte, per riscaldarsi, non basta una coperta calda e una tazza di tè, ma serve un amico fedele, pronto a tendere una corda di salvezza nel momento più difficile.