Un volontario trova un cigno ferito e lo cura – un anno dopo, l’uccello torna con un ospite inaspettato

Il lago vicino al rifugio per animali era un luogo tranquillo. Di tanto in tanto vi arrivavano uccelli selvatici, ma nessuno si tratteneva a lungo. In autunno, quando l’acqua diventava fredda e l’erba si tingeva di grigio, Marco, un volontario del rifugio, notò una macchia bianca sulla riva. Avvicinandosi, capì: era un cigno. Solo, con un’ala ferita, in difficoltà, ma vivo.

Con delicatezza, avvolse l’uccello in una coperta, lo portò al rifugio e per alcune settimane si prese cura di lui: trattava la ferita, lo nutriva, gli parlava. Il cigno non si opponeva. Era silenzioso, come se comprendesse che lo stavano aiutando. Marco lo chiamò Sky.

Sky trascorse tutto l’inverno nel rifugio. In primavera, quando l’ala si fu ripresa, Marco lo accompagnò di nuovo al lago. L’uccello rimase fermo sulla riva per qualche istante, poi fece un passo in avanti, aprì le ali e spiccò il volo. Marco lo osservò a lungo mentre si allontanava. Con calore e un po’ di malinconia – non sapeva se lo avrebbe rivisto.

Passò un anno. Era di nuovo autunno. La vita al rifugio proseguiva come sempre. Una mattina, Marco uscì verso il lago e si fermò immobile. Sulla riva c’era un cigno. Era più grande, le piume candide, ma Marco riconobbe subito il suo modo di camminare. Era Sky.

Si avvicinò lentamente – l’uccello non si allontanò. Al contrario, inclinò la testa e si girò con calma. Dietro di lui c’era un altro cigno. Grigio, con le piume non ancora completamente sviluppate – giovane.

Sky fece un passo avanti e poi si voltò, come a dirgli: «Guarda». Il giovane cigno si avvicinò timidamente all’acqua, osservò l’uomo e poi abbassò il collo con goffaggine, come in segno di saluto.

Marco scoppiò a ridere. Non sapeva come Sky avesse ritrovato la strada del ritorno, perché avesse scelto proprio quel lago o perché avesse portato con sé un compagno. Forse era il suo piccolo. O forse un altro cigno a cui Sky aveva “raccontato” che lì era un posto sicuro. Ma il significato era chiaro.

Sky era tornato. E non da solo.

Da quel momento, ogni autunno, Marco andava al lago non solo per portare del cibo, ma anche semplicemente per restare lì, accanto ai cigni. Ogni anno tornavano. A volte da soli, a volte in due. A volte – in famiglia.

E ogni volta che il battito delle ali risuonava sull’acqua, Marco tratteneva il respiro. Perché sapeva: il bene torna sempre. Non subito. Non sempre nella stessa forma. Ma se una volta hai donato calore a qualcuno nel freddo – potrebbe un giorno tornare, portando con sé un altro cuore che ha bisogno di essere scaldato.

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