La mia vicina appendeva continuamente la sua biancheria intima davanti alla finestra di mio figlio – una volta non ce l’ho fatta più e ho deciso di darle una lezione

Quando ci siamo trasferiti con la famiglia in una casa singola, ero felice ogni giorno. La tranquillità, l’aria fresca, l’assenza del rumore cittadino – sembrava che la nostra vita sarebbe diventata perfetta. L’unico inconveniente era la casa dei vicini, troppo vicina. Il loro giardino confinava con il nostro, e la loro terrazza si trovava proprio di fronte alla finestra della stanza di mio figlio di sette anni, Leone.
La mia vicina si chiamava Isabella. Una donna sui 35 anni, ben curata, sicura di sé, che amava attirare l’attenzione. Ma quello che mi irritava davvero era la sua strana abitudine di stendere la biancheria intima sul parapetto della terrazza. E non la appendeva di lato, ma proprio di fronte alla finestra di Leone.
Ogni mattina, andando nel cortile sul retro, vedevo svolazzare reggiseni di pizzo, tanga e vestaglie di seta. Inizialmente cercavo di non farci caso, ma in seguito ha cominciato a infastidirmi davvero che fosse proprio quella vista a “decorare” il panorama di mio figlio.
— Mamma, perché la signora appende sempre lì le sue mutande? – mi ha chiesto una volta Leone, aggrottando la fronte.
In quel momento ho capito che non intendevo più sopportare la situazione.
Mi sono avvicinata a Isabella oltre la recinzione e, cercando di parlare con calma, ho iniziato la conversazione:
— Isabella, potresti appendere la tua biancheria da un’altra parte? È proprio di fronte alla finestra di mio figlio.
Lei ha sorriso beffardamente e ha fatto spallucce.
— Oh, ma suvvia, Clara. Sono solo vestiti, biancheria normale.
— Sì, ma preferirei che mio figlio non guardasse i tuoi “vestiti” ogni mattina.
Lei ha strizzato gli occhi con fare provocatorio e ha aggiunto:
— E magari voi potreste mettere delle tende?
Ho capito che parlare con lei sarebbe stato inutile.
Il giorno seguente ho aspettato il momento in cui Isabella avrebbe appeso di nuovo il suo “spettacolo” sulla terrazza. Appena è rientrata in casa, ho preso un bastone lungo con un gancio (che avevamo usato per i lavori di giardinaggio) e ho rimosso con cura tutta la sua “collezione” dal parapetto.
E non è finita: ho raccolto la biancheria in un sacchetto e sono andata alla cassetta postale vicino a casa sua. Lì ho lasciato un biglietto:
“Le nostre finestre non sono il luogo per la tua sfilata di moda. Spero che non ti sia difficile trovare un altro modo di asciugare i panni”.
Il giorno successivo la biancheria non è più comparsa.
Isabella, incontrandomi per strada, ha solo socchiuso gli occhi con rabbia, ma non ha detto nulla. E io, in risposta, ho solo sorriso – a volte i metodi semplici funzionano meglio delle lunghe discussioni.